sabato 11 aprile 2015

LE VETRATE E L'AFFRESCO DI PINTURICCHIO RESTAURATI NELLA LIBRERIA PICCOLOMINI DI SIENA



Sono stati presenti oggi, 11 aprile 2015, i recenti restauri nella Libreria Piccolomini commissionati dall’Opera della Metropolitana ed eseguiti tra il settembre 2014 e il marzo 2015 dal Laboratorio di Restauro di Fabrizio Iacopini e dalla Diana vetrate d’arte – mosaici, con la direzione dei lavori da parte dell’architetto Annalisa Pisaneschi e l’alta sorveglianza della dottoressa Anna Maria Emanuele della Soprintendenza.
La Libreria Piccolomini si presenta, per più versi, come un unicum nel panorama artistico del Rinascimento: la posizione della biblioteca all’interno della cattedrale, gli affreschi che decorano ogni parete creando effetti di tromp l’oeil, la volta dorata a grottesche ispirata alla Domus aurea di Nerone, il gruppo classico al centro che testimonia il gusto all’antica del committente Francesco Tedeschini, il pavimento con le mezzelune dorate, emblema della famiglia, i corali miniati dagli artisti provenienti dal Nord.

Anche le vetrate, ora restaurate, contribuiscono a completare questa ricca decorazione. Collocate sul fondo della Libreria, partecipano all’esaltazione dello stemma Piccolomini, insieme alle lunette con gli scudi papali (Pio II e Pio III) sorretti dagli angeli, e alla fascia centrale che divide le finestre. In particolare nelle vetrate vi sono gli stemmi del committente, il cardinale Francesco Tedeschini, così come appare al culmine della volta a grottesche. Nelle finestre l’emblema, lo scudo con la croce azzurra su cui spiccano i cinque crescenti dorati , è valorizzato da una fastosa ghirlanda vegetale. 
Ai lati della croce si evidenzia un elegante grisaille a motivi floreali. Dai documenti conservati nell’Archivio dell’Opera della Metropolitana (1735) risulta che già all’inizio del Settecento le vetrate avevano bisogno di interventi urgenti (AOMS 136 [71]).
Dopo le vetrate e la parete che le ospita, il restauro si è esteso al primo affresco del ciclo con le storie di Pio II, dipinto da Pinturicchio, ma alla cui ideazione ha partecipato anche il suo giovane compagno di bottega Raffaello. In particolare, i restauri hanno riguardato vari frammenti di intonaco pittorico distaccati lungo una vecchia lesione che coinvolge l’affresco in senso longitudinale.
La scena presenta il giovane Enea Silvio mentre muove a cavallo alla volta del Concilio di Basilea e la tempesta infuria sul mare. Al di là del protagonista, rappresentato con i lunghi capelli, suscita l’attenzione dello spettatore il ricchissimo corteo di notabili, ecclesiastici, cavalieri, paggi, e alabardieri.
Per avere un quadro preciso della scena bisogna rivolgersi, in particolare, ai Commentarii, l’autobiografia di Pio II, ma anche ad altre fonti. Il primo episodio, dunque, sia nei resoconti letterari sia nella rappresentazione figurativa, è concepito come un evento effettivamente accaduto di cui si forniscono le esatte coordinate temporali e geografiche. Enea Silvio all’età di ventisette anni dà inizio alla sua avventura terrena, mettendosi al seguito di Domenico Capranica, il quale passa da Siena diretto al Concilio di Basilea, dove intendeva rivendica re i suoi diritti per la nomina a cardinale proclamata da Martino V, ma non confermata dal suo successore Eugenio IV.
Il viaggio si rivela pieno di rischi sia per la perfidia umana (vedi il comportamento del signore di Piombino, Iacopo Appiani) sia per la violenza degli elementi e la furiosa tempesta. Il passaggio di Domenico Capranica fu per il giovane eroe una vera e propria occasione offerta dalla sorte per un mutamento delle sue condizioni ed Enea Silvio la coglie prontamente.
Enea dunque si incammina verso il suo destino sospinto dalla virtù e dalla fortuna.
Ci auguriamo dunque che anche questi restauri condotti con virtù e sapienza offrano ai visitatori un’ulteriore occasione di ammirare la Libreria Piccolomini, che si presenta come uno dei monumenti più significativi del primo Cinquecento italiano ed europeo, una pagina di raffinata cultura che dall’epoca umanistica di Pio II si inoltra nel rinascimento più maturo di Pinturicchio e Raffaello.

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